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Wednesday, January 11, 2012

Angolo Lettura N°4

In occasione della retrospettiva di Maurizio Cattelan, All, in chiusura al Guggenheim di New York (link), dedicata all'artista nato a Padova, presentiamo una recensione di un libro sulla vita dello stesso artista.

MAURIZIO CATTELAN, Autobiografia non autorizzata

Mondadori STRADE BLU, Milano, 2011
Testi di Francesco Bonami

Chi iniziasse a leggere questo libro nella convinzione di conoscere Maurizio Cattelan e di riuscire a squarciare la sua maschera di ilarità commetterebbe un errore. Il sarcasmo che trapela dalle sue opere si manifesta anche nella biografia scritta da Bonami e raccontatagli dallo stesso Cattelan. Antinomie e vere falsità sono preannunciate nella premessa del libro e anche dal titolo stesso. “Come fa un’autobiografia a non essere autorizzata?” vi chiederete voi! Questa è la prima di tante contraddizioni che caratterizzano il libro e la figura artistica di Maurizio Cattelan, artista padovano che ha conquistato la scena internazionale grazie alla canzonatura nei confronti degli altri e soprattutto di se stesso.

Leggendo la biografia, nonostante l’esplicita volontà di dire-non dire, è possibile captare alcune informazioni personali che lo ritraggono, più che come divo, come uomo detentore di fragilità e insicurezze.

Dai suoi racconti Cattelan fa emergere apertamente un rapporto ambiguo con la sua famiglia; i genitori di estrazione umile sono descritti come figure evanescenti, presenti ma lontani, capaci di amare ma a modo loro (tanto da dimenticare di registrare all’anagrafe la nascita del loro figlio!).

Cattelan al lettore confessa il suo più grande terrore, paura condivisa dai molti che hanno goduto e godono di grande fama: essere scordato e ritornare nell’oblio. Comprensibile questo stato d’animo soprattutto se si conosce l’inizio di carriera di Cattelan. Egli lo ammette: non è nato artista, non ha avuto la vocazione per esserlo. Ha scelto di diventarlo, dovendo combattere ogni giorno con l’ispirazione e la musa del genio creativo. E da qui si genera la sua sensazione di essere entrato in modo abusivo all’interno del panorama artistico internazionale, temendo ogni giorno di essere cacciato per “occupazione illecita di suolo artistico”.

E l’angoscia di non essere adeguato, o di non avere opere degne di essere considerate “Arte” lo ha messo molte volte di fronte alla fuga lasciando anche il pubblico sorpreso di fronte al cartello “TORNO SUBITO”. Scappa dalla sua arte, dalla sua paura di non essere adatto, della sue non-idee; ma Cattelan non è mai scappato da sé.

E se qualche lettore si aspettasse di arrivare alla fine del libro per avere informazioni relative al suo presunto e tanto discusso pensionamento rimarrà deluso; non una parola al riguardo: Cattelan ci lascia ancora con tante, troppe, domande, a cui forse nemmeno lui ci può rispondere.

Recensione di Alice Scandiuzzi

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