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Friday, December 16, 2011

Angolo Lettura N°3

Fabriano Fabbri, IL BUONO, IL BRUTTO, IL PASSIVO, Milano-Torino, 2011.

L'ultimo fatica di Fabbri rappresenta uno scarto a confronto con la sua produzione manualistica precedente: rispetto a lavori come Arte sesso e rock'n'roll (Atlante, 2006) oppure Lo zen e il manga (Bruno Mondadori, 2009), Il buono, il brutto e il passivo (Bruno Mondadori, 2011) è un manuale di tecniche artistiche del contemporaneo. Va da sé che ciò che tenta di fare Fabbri con questo libro è affrontare la storia dell'arte da un punto di vista ben specifico, spostando l'attenzione sulle tecniche.
Il libro affronta l'evoluzione di queste partendo dalle avanguardie storiche, muovendo da presupposto che "ogni tecnica artistica risucchia dentro di sé un'intera visione del mondo" (cit. p.VII), per arrivare a districare i lavori più recenti ovvero quelli degli anni novanta-duemila.
La metodologia, per niente convenzionale, che sta alla base, è esposta in modo ottimale nella parte introduttiva. Fabbri segue lo sviluppo delle tecniche partendo da tre maxi blocchi temporali: avanguardie storiche (anni Dieci-Venti); anni Cinquanta-Sessanta, e Novanta-Duemila; ogni tipo di tecnica verrà dunque approfondita ed analizzata anche in base agli aggiornamenti ed accrescimenti che questa ha avuto nel corso del tempo.
Sviscerato, sempre nell'introduzione, anche il senso del titolo: il buono utilizzato per evidenziare come, le avanguardie storiche, rivoluzionarono la sfera sinestetica. Brutti sono talvolta gli esiti che, partendo dal presupposto sopracitato, vogliono togliere all'occhio il suo primato e sempre su questa scia, dunque, s'inserisce il passivo che descrive il ruolo dello spettatore di fronte ad un'opera d'arte tradizionale. Ciò che intende esaminare il libro è appunto l'opposto cercando di evidenziare come le tecniche d'arte contemporanea siano volte a capovolgere il contributo del fruitore ribaltando il suo ruolo tradizionale per trasformarlo in "attivo".
Da notare anche la cifra stilistica che regna ed accompagna tutti i lavori di Fabbri: oltre ad un lessico molto friendly constanti appaiono le metafore e l'inserimento di citazioni prese da canzoni di gruppi musicale che hanno segnato la generazione dello scrittore (ma non solo).
Nel complesso il libro è dedicato alla cerchia degli addetti ai lavori: concentrandosi sulle tecniche, la storia dell'arte e degli avvenimenti viene data per scontata (com'è giusto che sia per un manuale di questo tipo) ad accentuare questo fatto anche lo scarso appartato fotografico.

Elisa De Marchi

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